Il nuovo Dpcm fa calare il sipario sullo spettacolo: intervista a Irma Ridolfini dell’Associazione Nahìa

Dialogo con i lavoratori dello spettacolo, duramente colpiti dalle chiusure e dalla difficoltà di mettere in scena la cultura.

Provate a pensare, qual è stata la prima cosa che questa pandemia ha cancellato fin dall’inizio? Il pubblico. Sì, quel pubblico che prima affollava gli stadi e i palazzetti durante le partite e i concerti, oppure andava con interesse a teatro o al cinema è dapprima scomparso, per poi tornare a fare da cornice a questi eventi con modalità seppur contingentate e infine, nella stragrande maggioranza dei casi, a sparire di nuovo. Cosa dicono i lavoratori dello spettacolo, che sul palcoscenico o nel backstage lavorano a ritmi serrati per renderci possibili due ore di svago o di fruizione di cultura in tutte le sue possibili forme? Quali prospettive restano per coloro che stanno affrontando un’ecatombe economica generata da questa emergenza sanitaria?

L’ho chiesto a Irma Ridolfini, pilastro dell’associazione Nahìa e del teatro partecipato qui nella Bassa Modenese, che ci ha parlato di sé, di cosa l’ha spinta a trasferirsi qui da noi e delle oggettive difficoltà che tutto il suo settore sta attraversando.

Parlaci un po’ di te, tu non sei sanfeliciana di origine, e quindi ti chiedo cosa ti ha spinto a trasferirti nella nostra realtà, senz’altro periferica rispetto a Bologna e che pregi ha a tuo giudizio?

“È vero, non sono sanfeliciana, sono nata e cresciuta a Ozieri, un paese sardo non più grande di San Felice. A Bologna mi sono trasferita per frequentare la scuola di teatro “Alessandra Galante Garrone”. Diciamo però che per me fare teatro non ha mai significato voler fare “vita da tournée”, mi interessava invece creare un legame con una comunità, relazionarmi al pubblico non solo attraverso la messa in scena, ma creando momenti di incontro di altra natura. Per questo dopo il diploma ho fondato, insieme ad alcune colleghe e colleghi, l’associazione Nahìa, con l’idea di lasciare la città per lavorare su un territorio più piccolo, dove quel desiderio di “fare comunità” fosse più raggiungibile. L’occasione per me è arrivata nel 2013, con un percorso sul teatro partecipato organizzato da ERT e incentrato sui comuni colpiti dal sisma del 2012. Così sono arrivata a San Felice assieme ad altri 14 tra giovani attrici e attori, e ci sono rimasta per un anno. L’accoglienza che abbiamo ricevuto è stata straordinaria, abbiamo realizzato laboratori di teatro e scrittura creativa, interviste, raccolto aneddoti da bar e spunti di storia locale. Comune e cittadini ci hanno ospitato in tutti i modi: siamo anche andati in scena all’interno del Molino Ariani! Insomma, qui ho trovato disponibilità, apertura, curiosità culturale. Quando, finita la formazione, ho iniziato a lavorare più intensamente su questo territorio, è stato abbastanza spontaneo venirci a vivere”.

Raccontaci cos’è il teatro partecipato e quando nasce il progetto TiPì che ormai coinvolge un po’ tutta la bassa modenese.

“TiPì è nato proprio da quell’humus e da quel gruppo in formazione, che ha diretto la prima edizione nel 2016, poi pian piano la direzione è stata presa da me e Paolo Zaccaria, che adesso coordiniamo il progetto attraverso l’associazione Nahìa. Non saprei dare una definizione univoca di “teatro partecipato” per noi è la condivisione dei processi creativi con il territorio. Attraverso laboratori, letture e incontri cerchiamo di mantenerci in dialogo con i cittadini e di farci contaminare da questo rapporto. Così è stato finora, ma non poniamo limiti a nuove forme di sperimentazione, soprattutto ora che gli incontri “in presenza” non sono facilmente percorribili”.

Tu lavori nel mondo del teatro. Spiegaci, da addetta ai lavori, che cosa implica la chiusura di questi luoghi disposta dall’ultimo decreto del governo. E soprattutto quali altre professioni di questo indotto saranno coinvolte e subiranno danni economici?

”Chi gestisce sale teatrali e cinematografiche ha provveduto con responsabilità alla messa in sicurezza del pubblico, ma adesso questi sforzi, messi in atto con un ovvio dispendio di risorse, sono vanificati. A risentirne non sono solo artiste e artisti ma tutte le maestranze: tecniche, costumisti, scenografe e drammaturghi, personale di cinema e teatri ma anche parchi divertimenti e circhi. Tantissime lavoratrici e lavoratori e le loro famiglie. A dire il vero moltissim* di noi sono fermi da marzo: quella di giugno è stata una “falsa ripartenza”, tanti festival si sono dovuti fermare o sono stati realizzati in forma ridotta, tanti circoli culturali hanno chiuso per non riaprire mai più e, in generale, la stagione che offre più lavoro a cinema e teatri non è certo l’estate. Il punto perciò non è solo fare in modo che le sale possano riaprire quanto prima e in sicurezza per pubblico e lavorator* (in tanti mesi ancora non è stato creato un protocollo sanitario per chi sale sul palco), ma prevedere indennità coerenti con le difficoltà del settore. Tra le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo, tant* non hanno ancora ricevuto le indennità di marzo, mentre nessuno ha ancora percepito l’indennità di agosto. Infine, l’ultimo decreto ha lasciato in grande confusione le formatrici e i formatori teatrali, in particolare coloro che realizzano corsi di teatro per adulti. Un vuoto normativo che racconta chiaramente l’invisibilità di queste attività agli occhi del governo, attività che, per usare un termine sul cui senso ci si dovrebbe interrogare, sono “essenziali” per tantissime persone che le frequentano, soprattutto in un anno psicologicamente difficile come questo”.

TiPì attualmente che progetti ha aperti e cos’ha in cantiere per il futuro, sperando che la situazione migliori il prima possibile?

“Saremmo dovuti partire mercoledì 11 novembre con “È un classico!” il progetto di letture e musica che da tre anni realizziamo insieme al Sistema Bibliotecario Area Nord Modenese, quest’anno dedicato alla lettura a puntate del romanzo “Il Maestro e Margherita” di Michail A. Bulgakov. L’avvio dell’iniziativa è stato rimandato al 16 dicembre, ma siamo ovviamente pronti a qualsiasi eventualità. Purtroppo anche per TiPì è un anno difficile, oltre alla pandemia quest’anno abbiamo perso alcuni dei nostri partner storici, fra cui il Comune di San Felice che, almeno ad oggi, non sembra intenzionato a ripetere il bando grazie al quale gli scorsi anni abbiamo potuto realizzare la stagione teatrale. Speriamo ovviamente che sia dovuto unicamente alla difficoltà di immaginare iniziative pubbliche in questa situazione, noi rimaniamo aperti al dialogo e pronti a immaginare nuove soluzioni insieme, così come stiamo cercando di fare con altri Comuni della bassa, per ripartire con la nostra programmazione teatrale. Di certo per ora c’è la nostra adesione al bando “L’Italia dei Visionari”, che è stato pubblicato nei giorni scorsi: obiettivo come ogni anno sarà la formazione di un gruppo di spettatori appassionati che sceglierà uno degli spettacoli della stagione 2021/2022”.

Che appello lanceresti affinché le persone comuni, non attori professionisti, si avvicinino al teatro?

“Un buon inizio potrebbe essere quello di seguire le pagine social dei teatri, magari quelli della propria zona per iniziare, e lasciarsi incuriosire dalle proposte. Anche adesso, alcune realtà stanno realizzando delle programmazioni tramite piattaforme di video meeting, a cui spesso si accede con il pagamento di un biglietto davvero economico o con una donazione volontaria: sono le iniziative che più ci sentiamo di sostenere perché con un piccolo contributo si possono supportare artisti e spazi di programmazione. Frequentare un laboratorio teatrale, ovviamente meglio se dal vivo, è forse il modo più coinvolgente per conoscere quest’arte, ma stanno nascendo anche in questo caso modalità virtuali che, pur essendo esperienze profondamente diverse, aprono uno spazio di dialogo. Quella del laboratorio è una scelta da fare con una buona dose di incoscienza: scoprirete quasi certamente che non era quello che vi aspettavate. Non si tratta di imparare a recitare, ma di scoprire un nuovo modo di relazionarsi agli altri e di conoscere davvero sé stessi. Infine, non appena sarà possibile, andate a teatro! Sulla pagina facebook di TiPì cercheremo di segnalare le cose più interessanti dell’attuale panorama”.


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