LA MAFIA, TRA IERI, OGGI E DOMANI: PERCHÉ È IMPORTANTE PARLARNE ANCORA?

È uno dei temi più gettonati in qualsiasi scuola di ordine e grado. Ma, a pensarci bene, è anche protagonista di parecchie serie tv e film. E, perché no, anche di qualche canzone. La triste fama della mafia è un elemento consolidato, ormai, nella cultura pop italiana (ma non solo). So cosa starete pensando: “Beh, allora perché ce ne parli anche tu?” e, credetemi, non avreste tutti i torti.

Per dire la verità, a me, ai ragazzi e alle ragazze di Piazza del Mercato sembra giusto portare avanti la memoria di un fenomeno così complesso da non essere ancora stato compreso appieno. Una società dentro la società, uno Stato dentro lo Stato che ha mietuto centinaia di vittime nei secoli e che, per quanto furtiva, continua a mieterne. Ma non muore solamente chi di mafia è materialmente perito: muoiono tutte le persone che, ogni giorno, sono indifferenti, o peggio, sono scettiche nei confronti del problema. Un qualcosa che per molti non esiste più, che appartiene al passato, che è “solo del Sud”: no. È qui che ci sbagliamo. La mafia è dappertutto oggi, così come lo era ieri, così come lo sarà domani. Non possiamo fare tanto, noi giovani, se non provare a cambiare le cose con i nostri mezzi migliori: lo studio, la consapevolezza, i social network e, perché no, quello spirito battagliero che la vita non è ancora riuscita a toglierci (non del tutto).

Per questo, Piazza del Mercato ha deciso di iniziare una serie di approfondimento sulla mafia. “Perché proprio ora?” vi starete chiedendo. Il 2022 è un anno importante, ricco di anniversari: sono i quarant’anni dalla morte di Pio La Torre e di Carlo Alberto Dalla Chiesa, nonché i primi trent’anni dalla prematura dipartita di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino. Quattro grandi persone, prima che lavoratori, che con il loro operato riuscirono a scalfire quell’enorme muro, apparentemente impenetrabile, della criminalità organizzata. Apportarono tutti dei contributi così importanti che ancora oggi li ricordiamo con orgoglio e dedizione, sperando di essere terreni degni per far germogliare i semi che loro hanno piantato.

E proprio perché ci troviamo davanti a quattro grandi uomini (ma si parlerà anche di donne!), abbiamo pensato di scrivere, oltre a questo articolo-bussola, un pezzo incentrato sul 1982 e uno sul 1992, così da vedere come, in dieci anni, le cose siano cambiate ben poco in realtà. Ma anche in questo 2022, dopo tre decadi, non sono poi mutate tante cose. Non ci sono più le stragi di mafia, è vero, si parla meno di trattative Stato-criminalità organizzata, ma, in realtà, sono sempre lì. E chissà quante dovremo scoprirne ancora.

Ma non ci limiteremo a tre articoli: come sempre, abbiamo deciso di metterci in gioco e di parlare con i diretti interessati. Non sarà come parlare con Falcone, Borsellino, La Torre o Dalla Chiesa, ma pensiamo che qualche nostro ospite potrà ben restituire l’atmosfera che si respirava in quei terribili anni in cui la nostra democrazia camminava su un sottile filo di piombo. Un salto nel tempo di qualche decina di anni per comprendere e fare esercizio di memoria collettiva al meglio delle nostre possibilità: questo è quello che offriamo in questa serie sulla mafia.

Il ricordo è un’istanza a volte privata, a volte collettiva; per noi, questa è l’occasione perfetta per rendere “pop” la consapevolezza su temi così cruciali nella storia e nell’attualità italiana. Un lavoro di tanti, che speriamo possa appassionare anche voi. Perché il problema della mafia non ha tempo, sfortunatamente, ma esattamente così dobbiamo (re)agire: insieme, parlandone, istruendoci, nel miglior modo possibile. E, in maniera ancora più importante, fare gruppo. Costruire un fronte comune di persone responsabili di un passato pesante come un macigno e di un presente altrettanto gravoso, per poter poi avere l’opportunità di planare, leggeri (ma non superficiali!), sulle difficoltà del futuro. Come fare tutto ciò, come essere parte del cambiamento? Partendo dall’ascolto, quello che sarebbe doveroso concedere a ogni individuo che abbia avuto a che fare con questa tragedia storico-sociale e, soprattutto, facendone fiorire la testimonianza. Aderire ad associazioni, nel nostro oggi, può sembrare quasi antiquato, ma niente di più sbagliato: Libera, solo per citare la più famosa e la più attiva capillarmente, si nutre di nuove affiliazioni. La speranza è che ci siano sempre giovani disposti a ricordare, così che la memoria non muoia con gli intenti di chi sacrificò la vita per un ideale. E noi siamo qui, pronti a prendere in mano il testimone.

Vi aspettiamo con le prossime puntate della serie.

A presto!


,