Amministrative 2022, secondo round: campi non troppo larghi in attesa delle Politiche

Ballottaggio a (quasi) pari merito e incognita sistema elettorale

I lettori ci scuseranno per il ritardo se solamente a distanza di un paio di settimane riusciamo a pubblicare la seconda parte dell’analisi post elettorali, ora che ci siamo lasciati alle spalle anche i ballottaggi. 

La domanda che possiamo immaginare sorga spontanea ai meno addetti ai lavori è la seguente: chi ha vinto?

Ad essere intellettualmente onesti e il più obiettivi possibile è davvero difficile dirlo. Nonostante l’esultanza del Partito Democratico e del centrosinistra per avere riconquistato città dal peso specifico rilevante come Parma e Piacenza sulla Via Emilia ed avere compiuto un’impresa che potremmo senza dubbio definire storica con Damiano Tommasi a Verona, i numeri ci dicono che il centrodestra ha conquistato cinque comuni in più nel computo generale, considerando anche quelli in cui PD e Movimento 5 Stelle si sono presentati uniti (fonte: Youtrend). In sostanza il risultato dei Dem è certamente lusinghiero, considerando anche l’effetto che la scissione dei “Dimaiani” dal Movimento 5 Stelle a pochi giorni dal voto avrebbe potuto sortire nell’opinione pubblica, ma la coalizione di centrodestra ha comunque dimostrato di funzionare seppur a livello locale e con un nuovo equilibrio tra i partiti che la compongono. 

La seconda riflessione che lanciamo corrisponde ad una frase che sentiamo ripetere a profusione dai vari esponenti politici nei rispettivi discorsi, ossia che contano molto di più le proposte, il progetto e la credibilità amministrativa dei candidati rispetto alle alchimie elettorali e alle alleanze a tavolino. Sembrerà un’affermazione banale, ma se così non fosse non avremmo modo di spiegare le vittorie del centrosinistra alleato con il Movimento 5 Stelle, dove quest’ultimo ha ottenuto un risultato ininfluente per la vittoria della coalizione in tre su quattro grandi città. E’ il caso delle vittorie al primo turno a Taranto e Padova, al ballottaggio a Catanzaro dove ha pesato parecchio l’astensione degli elettori del centrodestra, con l’unica eccezione ad Alessandria dove la lista pentastellata è stata quantomeno rilevante per fare approdare l’attuale sindaco Abonante in testa al secondo turno. 

Che cosa dobbiamo dunque aspettarci alle elezioni politiche in programma il prossimo anno?

Gli scenari potranno essere essenzialmente due e dipenderanno moltissimo dal concretizzarsi o meno dell’ennesima riforma della legge elettorale, la quale rimane comunque complessa da farsi visto il poco tempo a disposizione prima del termine della legislatura. Certo è che con l’implosione del principale alleato del PD, le conseguenti insofferenze nel sostenere il governo Draghi e dunque un “Campo Largo” tutto da ripensare come ha suggerito saggiamente Romano Prodi in una recente intervista, con il Rosatellum attuale si preannuncia una discreta Caporetto per il centrosinistra nei collegi uninominali, sempre che il centrodestra si presenti unito al voto. 

Tuttavia stanno iniziando a serpeggiare non poche voci che spingono verso un ritorno al proporzionale, sia tra i politici che tra alcune firme sui principali quotidiani nazionali. Un sistema che certo imporrebbe accordi post-elettorali per la formazione del governo, ma che contribuirebbe almeno in prima battuta a far recuperare un’identità ben definita alle forze politiche in campo dopo un totale appiattimento sull’attività dell’esecutivo in un patto di solidarietà nazionale dettato dall’emergenza che proprio in questi giorni sta cominciando a scricchiolare. Chissà che qualcuno, magari anche in un centrodestra all’apparenza unito non venga indotto in tentazione. Staremo a vedere.


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