Elezioni Regionali in Emilia Romagna: come comunicano i due candidati?

Ecco un’analisi della comunicazione adottata da Stefano Bonaccini e Lucia Borgonzoni.

Ieri sera ammetto di essere stato uno di quelli che ha guardato con curiosità il confronto televisivo, andato in onda su Rai 3 nella trasmissione condotta da Bianca Berlinguer “Cartabianca”, tra coloro che almeno momentaneamente sono i due candidati che più di tutti si giocano la poltrona di Presidente della Regione Emilia Romagna in Viale Aldo Moro: il presidente uscente Stefano Bonaccini e la sfidante in quota Lega Lucia Borgonzoni.

Sardine in piazza o onda d’urto data dalla schiacciante vittoria umbra del centrodestra, le consultazioni elettorali in programma domenica 26 gennaio risultano davvero un testa a testa appassionante, in primis perchè dopo anni di “modello emiliano” della sinistra al governo oggi come non mai la regione è diventata contendibile, e in seconda battuta perchè quello emiliano romagnolo sarà, per forza di cose, un test nazionale sulla tenuta del governo e della inedita alleanza PD-M5S che lo sostiene.

Premetto che in questo mio contributo non mi soffermerò ad esprimere giudizi sull’operato del singoli candidati, ma analizzerò i metodi e le strategie di comunicazione adottate dagli stessi, che mi appassionano ad ogni tornata elettorale.

Va innanzitutto evidenziato come il governatore uscente stia calcando particolarmente sull’apparire come il “Sindaco” dell’Emilia-Romagna, come egli stesso si è definito in una recente dichiarazione, che ha girato in lungo e in largo il territorio e i comuni emiliano romagnoli, e cercando di far risaltare la sua vicinanza ai cittadini e agli amministratori per conoscerne e capirne problemi ed esigenze. Questo messaggio è stato mandato anche nel corso del lancio ufficiale della candidatura di Bonaccini, alla presenza di un ampio numero di sindaci, anche civici e non solo del Partito Democratico, che lo sostengono.

Strategia totalmente differente da quella adottata da Lucia Borgonzoni, la quale in ogni occasione si presenta costantemente supportata e accompagnata dal leader della Lega Matteo Salvini a fungere da traino e da trascinatore. Ne concerne una consapevolezza chiara dell’attuale stato di salute dei partiti a cui appartengono i due candidati, tale per cui se da una parte si nota l’onnipresenza di Salvini, dall’altra si riscontra una singola apparizione, almeno per il momento, del segretario dem Nicola Zingaretti a fianco del governatore uscente.

Risultano pertanto evidenti le due modalità di campagna elettorale che vanno delineandosi; da una parte l’appello all’ “elettore razionale”, capace di scegliere il proprio voto in base al tipo di elezione che si celebra (comunali, regionali o europee), per cui non è il colore politico che fa la differenza, ma la persona e la sua singola capacità, o incapacità, di amministrare. Dall’altra la spinta e la mobilitazione massiccia dell’elettorato, chiamato ad una scelta che inciderà a livello nazionale e sulla tenuta del governo Conte bis. Da ciò scaturisce lo strapotere del simbolo della Lega, tanto da relegare ad una posizione da gregari i due partiti alleati (Fratelli d’Italia e Forza Italia).

La “personalizzazione locale” di Bonaccini è riscontrabile inoltre in un ulteriore aspetto, riferito ai contrasti avuti con lo stesso governo PD-M5S su temi molto sentiti dal settore produttivo emiliano romagnolo, come la “plastic tax”, e su tematiche particolarmente divisive tra elettori di destra e di sinistra come la questione dello “Ius Culturae”.

Un ulteriore aspetto riguarda l’immagine. Nella sua intensa e martellante campagna social, Bonaccini si presenta quasi sempre da solo, mentre nei primi manifesti di Lucia Borgonzoni, apparsi sulle bacheche già da giorni prima dello scattare della “par condicio”, la si nota affiancata ancora una volta a Matteo Salvini, con il simbolo della Lega ben in vista anche in questo contesto.

C’è però un elemento che pare mettere d’accordo i due schieramenti, ossia la capacità di fare squadra da parte dei cittadini che abitano questa regione. Questo particolare lo si riscontra fortemente in entrambi gli slogan che momentaneamente vediamo; “Siamo Emilia Romagna” di Stefano Bonaccini e “Basta PD, l’Emilia Romagna è di tutti” esaltano la pluralità, il “Noi” e il solido tessuto socio-economico emiliano romagnolo.

Non v’è dubbio che questa sarà la campagna elettorale per l’Emilia Romagna più avvincente dal 1970, anno di creazione delle regioni in Italia, ad oggi, dove il vero confronto si giocherà sulla frattura storica tra centro e periferia delle province, dove alcuni temi caldi e di competenza regionale come la sanità hanno fatto registrare un’ avanzata a trazione leghista, che in alcuni casi ha portato al cambio di colore delle amministrazioni comunali.


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