L’Omeopatia spiegata semplicemente

Alcuni chiarimenti prima di “curarvi” con questa disciplina.

Partiamo da un presupposto fondamentale: quando sentite parlare di omeopatia dovete immaginare che dentro i prodotti omeopatici non ci sia niente, se non acqua e un po’ di zucchero. Prima però, un po’ di contesto. L’omeopatia è considerata dalla comunità scientifica internazionale una pseudoscienza, ovvero una disciplina i cui principi non rispettano il metodo scientifico. Nata nel XVIII secolo grazie ad un medico tedesco, l’omeopatia si fonda su tre teorie fondamentali, finora mai confermate sperimentalmente:

1. Il simile cura il simile: la parola “omeopatia” deriva dal greco òmoios, “simile” e pàthos “sofferenza” e infatti il rimedio appropriato per una determinata malattia sarebbe dato da quella sostanza che, in una persona sana, indurrebbe sintomi simili a quelli osservati nella persona malata.

2. L’acqua ha una memoria: l’acqua ricorderebbe le sostanze con cui è entrata in contatto.

3. Diluire significa potenziare: più una sostanza viene diluita e più verrebbe potenziata.

Cerchiamo di capire perché questi principi non hanno nessuna base scientifica.

Innanzitutto, non c’è nessuno studio che dimostri che il simile curi il simile. Non è mai stato provato che fornire a una persona malata una sostanza che provochi gli stessi sintomi della patologia, se somministrata alla persona sana, curi la malattia stessa. In altre parole, per curare una persona da una malattia come l’influenza bisognerebbe fornirgli una sostanza che provochi i sintomi dell’influenza ad una persona sana.

Gli altri due principi (la memoria dell’acqua e le diluizioni potenzianti) sono strettamente correlati fra loro, perché la sostanza di partenza (quella che provocherebbe i sintomi della malattia in una persona sana) viene diluita (quindi potenziata) moltissime volte e, secondo gli omeopati, l’acqua “ricorderebbe” la sostanza di partenza e combatterebbe la malattia. La diluizione avviene così: un recipiente viene riempito con 1 parte della sostanza di interesse e 99 parti di acqua (prima diluizione). Si agita la miscela e da quest’ultima se ne preleva 1 parte, a cui verranno aggiunti altre 99 parti di acqua (seconda diluizione); e così via.

Il problema sorge quando si riflette su quante diluizioni è possibile effettuare per avere ancora un po’ di sostanza iniziale. Semplificando un po’, e aiutandoci con la chimica, possiamo affermare che, conoscendo il numero di Avogadro (cioè il numero di particelle in una mole di sostanza, che equivale a 6,022×1023 particelle), se si diluisce una sostanza più di 12 volte 1 a 100 (cioè avendo al massimo 1 parte di sostanza ogni 10^24 parti di acqua), nella soluzione finale non rimarranno più particelle della sostanza iniziale. Questo perché se si parte da 10^23 particelle e si diluisce 10^24 volte, alla fine le particelle non saranno più presenti. Quelle particelle, quindi, sono andate “perse” nelle diluizioni successive. In termini omeopatici una sostanza diluita 12 volte 1 a 100 è definita come “12CH”, perciò, se trovate sugli scaffali di una farmacia un prodotto omeopatico 12CH o superiore, potrete star sicuri che lì dentro ci sia niente, se non acqua e zucchero (cosicché il tutto sia dolciastro e gradevole). In alcuni casi anziché “CH” potreste trovare sigle come “C” o “K”, ma il concetto è lo stesso.

Per fare un esempio, il celebre prodotto omeopatico “Oscillococcinum” (la cui sostanza di partenza si ricava dal cuore e dal fegato di anatra muschiata) viene diluito 1 a 100 per 200 volte, quindi è un “200CH”. Per dare un’idea di quanto sia diluita quella sostanza iniziale, ripassiamo un po’ di matematica. Sapendo che un triliardo è uguale a mille miliardi di miliardi, il “principio attivo” di Oscillococcinum è presente, nel prodotto finito, in 1 parte su 1 triliardo di triliardi di triliardi di parti di acqua. Vincere il premio massimo alla Lotteria Italia è circa cento miliardi di volte più probabile che trovare l’estratto di anatra nell’Oscillococcinum. E sto calcolando per difetto, dico sul serio. Quindi altroché potenziamento, dopo le diluizioni non rimane niente della sostanza iniziale.

«Ma l’acqua ricorda il principio attivo!» è l’obiezione degli omeopati. Eppure, non c’è nessuna prova a riguardo. L’unico esperimento che avrebbe dovuto supportare questa tesi è stato effettuato dal medico francese Jacques Benveniste, il quale è perfino riuscito a pubblicare sulla prestigiosa rivista Nature. Considerando però che teorie straordinarie hanno bisogno di prove straordinarie, gli fu chiesto di ripetere l’esperimento, cosa che non gli riuscì. Si scoprì che lo studio era in realtà una truffa e che la ricerca di Benveniste era finanziata da una nota industria produttrice di rimedi omeopatici.

Inoltre, se una molecola d’acqua ricordasse davvero le sostanze con cui è entrata in contatto, dovrebbe ricordarle tutte e non solo quelle che ci interessano, per cui non potremmo nemmeno essere sicuri che le molecole presenti nel nostro prodotto omeopatico “funzionino” a dovere.

Quindi i prodotti omeopatici funzionano? Secondo la prestigiosa rivista Lancet e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’omeopatia ha effetti paragonabili a quelli di un placebo (cioè una sostanza che non fa nulla e non ha principi attivi), quindi gli unici miglioramenti che può dare ad un paziente malato sono dati non dalla sostanza in sé (anche perché praticamente non c’è), ma dalla fiducia che tale paziente ripone nella terapia. In altre parole, se abbiamo un amico che è convinto di stare meglio dopo aver ingerito qualche prodotto omeopatico, non sta meglio grazie al prodotto in sé, ma sta meglio perché si autoconvince che quel prodotto lo faccia guarire.

I prodotti omeopatici, quindi, non sono farmaci e non guariscono le persone dall’influenza, dal raffreddore o da altre malattie. Se qualcuno afferma di essere guarito dopo aver preso un prodotto omeopatico, dovete ricordarvi che quella persona non è stata meglio grazie al principio attivo miracoloso del prodotto (che abbiamo visto non essere presente), ma grazie all’aspettativa che si crea nel prendere una medicina. Ognuno di noi si aspetta prendendo un antidolorifico che ci passi il mal di testa, quindi tutti siamo soggetti all’effetto placebo. Però, la differenza sostanziale che c’è tra un farmaco vero ed un prodotto omeopatico è che, anche se in entrambi è presente l’effetto placebo, nel farmaco vero c’è un principio attivo in concentrazione sufficiente da ottenere una risposta biologica, mentre nel prodotto omeopatico non c’è niente. Quindi, nel farmaco vero si sommano sia l’effetto placebo che l’effetto terapeutico del principio attivo, mentre nel prodotto omeopatico c’è solo effetto placebo.

In più, si crede che l’omeopatia sia una sorta di “fitoterapia” o “erboristeria”, perché alcuni dei prodotti omeopatici hanno come principio una sostanza d’origine vegetale (sebbene altri si basino su molecole animali o minerali), quindi si associa, erroneamente, l’omeopatia al concetto di “naturale”, ritenuto più salutare che tutte le molecole “chimiche/sintetiche” contenute nei farmaci tradizionali. Per la cronaca, una larga parte degli erbicidi e dei pesticidi sono di origine naturale e non sintetica, quindi una sostanza naturale non è necessariamente salutare, e viceversa. I prodotti erboristici e fitoterapici, invece, hanno concentrazioni dei principi attivi (derivanti dai vegetali) in concentrazioni paragonabili a quelle dei farmaci convenzionali.

Riassumendo, sembrerebbe che i prodotti omeopatici non facciano né bene né male, ma non è del tutto vero. Oltre a malattie meno gravi come il raffreddore comune o l‘influenza, ci sono malattie molto pericolose, e a volte mortali, come il cancro o il morbillo, che vengono “curate” con i prodotti omeopatici. Ecco, non facciamo questo errore. Il vostro medico di famiglia non dovrebbe mai proporvi un prodotto omeopatico per curare alcunché. Da parte vostra non cercate di “auto-guarirvi” con l’omeopatia perché, se vi va bene, guarirete come sareste guariti anche senza omeopatia, ma se vi va male avrete perso tempo, salute e molti soldi.

Perché c’è anche questo aspetto etico: i prodotti omeopatici, oltre a non contenere nulla, sono anche molto costosi. Questo dovrebbe farci riflettere sulle reali intenzioni di chi ci vende questi “rimedi”: farci stare bene o gonfiare il loro portafogli? Questa, però, è un’altra storia.


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