La storia del Comandante Diavolo

Chi era Germano Nicolini, il partigiano di Correggio.

Se nasci in Emilia, sai che il mese di aprile non è come tutti gli altri. Il sole si fa più intenso, i fiori escono allo scoperto dopo l’inverno, le giornate si allungano. Aprile è il mese della rinascita, è un caso che proprio ad aprile sia finita la guerra? Caso o no, è sicuramente una bellissima coincidenza. La Liberazione non è arrivata per caso. Chi scrive ha poco più di vent’anni, e nel ‘45 i ragazzi della mia età erano con molta probabilità in guerra, e ogni giorno speravano di vedere l’alba successiva. Di lì a pochi giorni sarebbe arrivata l’alba più bella di tutte, quella del 25 aprile.

È grazie a persone come Germano Nicolini, il Comandante Diavolo, se gli emiliani sentono tutto questo ad aprile. Aveva vent’anni Germano Nicolini, quando nel 1939 entra in guerra diventando ufficiale del 3° reggimento carri. Erano molti, quelli che come lui stavano mettendo in gioco la loro vita per un risultato che ritenevano più importante. Il Comandante Diavolo ha visto molti suoi coetanei cadere, penso ad esempio a Luciano Tondelli, reggiano come lui, che è morto a dieci giorni dalla Liberazione.

La storia del suo nome di battaglia rappresenta a pieno il modo frenetico in cui ha vissuto gli anni della guerra, riuscendo più volte a scampare ai nemici. La sua unità combatteva nel Lazio, nei pressi di Tivoli. Qui, l’8 settembre 1943, il giorno dell’armistizio, viene catturato dai tedeschi, riuscendo però a scappare e a tornare nella sua Emilia. Al suo ritorno venne promosso comandante e proprio durante la resistenza emiliana acquisì il soprannome che tutti conosciamo: «Ero in bicicletta — raccontò lui — disarmato e in una zona che credevo sicura. I tedeschi sbucarono da un argine. Mi buttai giù e corsi zigzagando tra gli alberi, mentre quelli sparavano all’impazzata. Da una finestra due sorelle, nostre staffette, esclamarono: “L’è propria al dièvel”.

A conflitto finito, nel 1946 viene eletto sindaco di Correggio guadagnano anche i voti di alcuni consiglieri democristiani, e l’anno successivo viene incastrato nel delitto di Don Umberto Pessina. Il Comandante venne condannato a 22 anni di carcere, riuscendone però a scontare soltanto 10 grazie all’indulto. Soltanto nel 1992 il caso venne però riaperto, e si scoprì che Nicolini non era il vero colpevole venendo scagionato definitivamente nel ‘94.

Germano Nicolini è morto il 24 ottobre 2020 nella sua Correggio, a un mese dai 101 anni. Una vita segnata dalla guerra, una vita messa a disposizione della ricerca della libertà. Se noi emiliani abbiamo a cuore il 25 aprile, è soprattutto grazie ai racconti tramandati dai nostri nonni e a persone come il Comandante Diavolo che di quelle storie sono i protagonisti.

Nel 2017, dall’alto dei suoi 97 anni, partecipò alle celebrazioni del 25 aprile a Carpi, davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con un ultimo intervento: «In questi tempi difficili, parlare di pace diventa un obbligo per un italiano che senta di essere un italiano della Resistenza. Se non si lotta non si ottiene niente. Pensando alle manifestazioni dei nostalgici del fascismo, io sento uno sdegno dentro che non mi fa vivere».

Ricordi lucidi, lezioni fondamentali, un esempio di come la democrazia non sia una conquista sempre certa, ma che invece va coltivata e sostenuta ogni giorno.


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