Ermanno Gorrieri, il partigiano “bianco”

La storia di “Claudio” dai combattimenti in montagna all’impegno sociale e politico nell’età democratica.

Uno degli errori storici più clamorosi che si possano fare quando si parla di Resistenza e di 25 Aprile è quello di considerare questa celebrazione come una festa “di parte” o più precisamente come “di una sola parte politica”.

Se è vero che, almeno in Emilia-Romagna, le formazioni partigiane comuniste erano la maggioranza, lo è altrettanto il fatto che tutte le altre forze politiche che si riconoscevano negli ideali di libertà e democrazia, si pensi ad esempio ai cattolici o ai socialisti, diedero il proprio contributo alla liberazione dal nazifascismo.

La storia di Ermanno Gorrieri ne è l’esempio perfetto. Quello che poi divenne, e rimane a tutt’oggi, l’uomo più importante del cattolicesimo democratico modenese nasce a Magreta di Formigine il 26 novembre 1920 per poi trasferirsi a Modena quattro anni dopo. Nel ’35 entra a far parte dell’Associazione studenti medi di Azione Cattolica, divenendone il presidente due anni dopo, fino al 1942. Diventa inoltre membro della FUCI (Federazione Italiana Universitari Cattolici) e delegato diocesano degli studenti nella GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica).

Proprio in questi gruppi che comincia attivamente la sua militanza partigiana, partecipando alla fondazione del Movimento Giovanile per la Resistenza e la Rinascita assieme ad altri giovani cattolici, azionisti e socialisti, curando le stampe clandestine dell’organo di informazione di cui si era dotato il movimento stesso.

Nel 1943, dopo essere entrato a far parte del Comitato Militare del CLN come rappresentante della Democrazia Cristiana, collabora con Don Elio Monari – presbitero partigiano attivo sull’Appennino modenese e martire della Resistenza – nel salvataggio di ebrei e militari alleati, organizzando gruppi di giovani cattolici che diffondevano stampa clandestina e svolgevano attività di sabotaggio.

E’ però l’anno successivo che Gorrieri, sfuggito alla cattura da parte della polizia fascista, guida in montagna lo storico primo nucleo partigiano democristiano col nome di battaglia “Claudio”, partecipando a diverse operazioni militari precedenti e successive alla conquista di Montefiorino. Proprio qui affronta il più impegnativo combattimento al termine dei 45 giorni della Repubblica, coordinando successivamente anche le formazioni partigiane democristiane in pianura, che contribuirono alla liberazione della città di Modena tra il 21 e il 23 aprile 1945.

Di uomini come Ermanno Gorrieri e Luigi Paganelli (detto “Lino”), nominato comandante della Divisione Montagna dopo il Convegno di Civago a novembre ’44 non rimangono solo i racconti della loro lotta partigiana, ben trattati nel libro intitolato “Ritorno a Montefiorino”, in cui resta scolpita nella pietra l’ultima frase che recita “I fascisti non hanno titolo per fare le vittime”. Di loro è doveroso ricordare anche il successivo impegno politico e sociale nella ricostruzione democratica del nostro Paese.

Gorrieri infatti dedicò tutta la sua successiva vita politica, che raggiunse il suo apice nel 1987 con la nomina a Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale nel governo Fanfani, agli studi sulle disuguaglianze sociali, alla povertà e ai fenomeni economici riferiti al lavoro e alla famiglia. L’Assegno Unico Universale per i figli a carico, recentemente approvato alle Camere e che entrerà in vigore dal 1°luglio di quest’anno, è nato sulla base dei suoi studi e del suo impegno culturale mai fermatosi fino alla sua morte, il 29 dicembre 2004. Di questo gliene saremo sempre riconoscenti.


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