Cosa accadrà dopo le elezioni?

Gli esiti dell’ultima tornata elettorale impongono una seria riflessione sul modo di fare politica che serve a ri-coinvolgere i cittadini.

I giorni successivi alle tornate elettorali sono solitamente quelli in cui tutti hanno vinto e (quasi) nessuno ha perso, nonostante ci sia chi festeggia e chi dovrà fare un’analisi della sconfitta, seppur al proprio interno e badando bene di non lasciar trasparire alcun segnale di debolezza.

In linea di massima possiamo affermare però che alle ultime consultazioni amministrative si è assistito ad un buon risultato del centrosinistra a scapito della coalizione di centrodestra, uscita sconfitta praticamente in tutte le grandi città al voto, ad eccezione di Trieste che ha visto la riconferma del sindaco uscente Roberto Dipiazza.

Provando però a fare uno sforzo ed andare più a fondo rispetto a quanto accaduto domenica scorsa, quali sono gli aspetti più importanti da evidenziare e quanto questi potranno incidere sul futuro agone politico e sulle leadership dei vari partiti? Vediamone alcuni.

Il dato che più di tutti dovrebbe fare riflettere gli addetti ai lavori è quello relativo all’astensionismo, arrivato a sfiorare il 40% di media nazionale al primo turno, superandolo in occasione dei ballottaggi. Un “disincanto democratico” allarmante, per utilizzare un’espressione coniata dallo studioso Yves Meny, a maggior ragione in occasione di elezioni amministrative, dove i cittadini si trovano a eleggere il proprio sindaco, ossia la personalità politica a loro più prossima. Numeri che dipendono certamente dalla situazione pandemica e dal “timore” che ancora diverse persone si portano dietro, ma altresì impongono un serio esame di coscienza sul dibattito eccessivamente polarizzato e divisivo a cui oggi si assiste, certamente efficace nel mobilitare i rispettivi elettorati, ma completamente incapace di avvicinare nuovi cittadini oggi disinteressati e politicamente orfani di qualsivoglia riferimento.

Una seconda riflessione va fatta sul polo di centro-sinistra e in particolare sulle prove tecniche di alleanza con il Movimento 5 Stelle. Bologna e Napoli sono stati i due laboratori dove per la prima volta si è assistito ad una alleanza organica tra PD e M5S a sostegno rispettivamente di Matteo Lepore e Gaetano Manfredi, entrambi largamente vittoriosi già al primo turno. Dai dati si evince chiaramente che, nonostante il nuovo corso iniziato dall’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i voti raccolti dai pentastellati non sono risultati determinanti per la vittoria dei due candidati sindaci. Ci si deve interrogare dunque sul perché, nonostante la leadership retta dall’uomo politico attualmente più popolare d’Italia, il Movimento 5 Stelle fatichi ad uscire dall’attuale crisi di consensi. Quali saranno inoltre le prossime mosse dello stesso Conte? Continuerà il difficile processo di “rebranding” di un partito già esistente oppure getterà la spugna fondando un partito personale in grado di raccogliere una fetta maggiore di elettorato, magari sottraendolo al Partito Democratico? Staremo a vedere.

Altro aspetto non trascurabile va riscontrato in casa centrodestra, uscito sicuramente con le ossa rotte da queste votazioni, dove a sorridere è solo Giorgia Meloni e il suo partito Fratelli d’Italia, che in tutte le grandi città ad eccezione di Milano è riuscito a compiere un sorpasso quasi insperato sulla Lega di Matteo Salvini, se consideriamo i rapporti di forza fotografati appena due anni fa alle scorse elezioni europee e amministrative. In questo caso sono due i ragionamenti che si possono fare: Giorgia Meloni ha l’occasione di diventare la potenziale leader della coalizione, ma questo scenario si concretizzerà davvero solo se saprà giocarsi bene le sue carte nella ormai ravvicinata elezione del prossimo inquilino del Quirinale e sulla personalità che andranno a proporre, che non potrà essere al limite della boutade come si era assistito ai tempi dell’elezione di Sergio Mattarella.

Che ne sarà invece di Matteo Salvini e della sua leadership? Il suo persistente stile politico senza dubbio muscolare e dai toni alti, molto critico anche nei confronti dell’Europa sembra essere definitivamente andato in cortocircuito dopo l’appoggio al Governo di Mario Draghi, piena espressione delle istituzioni spesso criticate dalla Lega in quanto ex presidente della BCE, il quale è stato in grado di egemonizzare completamente la scena politica. Non da ultimo, anche gli endorsement di Giancarlo Giorgetti, vero e proprio “cavallo di razza” della Lega e attuale Ministro dello Sviluppo Economico, a Beppe Sala a Milano e Carlo Calenda a Roma sembrano far presagire un imminente ritorno dell’approccio federalista da parte del Carroccio, quasi pronto a tornare alle origini, magari con la discesa in campo del governatore del Veneto Luca Zaia.

Un’ ultima analisi è opportuno farla anche sul civismo e su quei candidati non appartenenti ai partiti tradizionali, i quali emergono naturalmente dove nel corso di un mandato si è perso il collante tra amministrazioni comunali e cittadini. Possiamo guardare a casa nostra, in particolare a Finale Emilia dove spicca l’ottima prova di Benedetta Pincelli di poco fuori dal ballottaggio con il 20% di consensi, a Pavullo nel Frignano, con Davide Venturelli addirittura eletto sindaco e da ultimo nella Capitale con Carlo Calenda, terzo classificato, la cui lista però è risultata la più votata al primo turno.

Per concludere è d’obbligo chiedersi: chi ha vinto? E perché?

Non v’è dubbio che i cittadini abbiano scelto in linea di massima le persone che, almeno ai nastri di partenza, hanno trasmesso agli elettori maggiori capacità di risolvere i problemi anziché denunciarli, mettendo conseguentemente in campo una visione di futuro concreta e progetti realizzabili per la propria città. Tutto ciò a maggior ragione in un periodo come questo, dove le crescenti disuguaglianze generate dal vissuto di questi quasi due anni post-Covid che necessitano di risposte non più procrastinabili hanno forse fatto maturare nelle persone una maggiore consapevolezza nella scelta della propria classe dirigente.


,