Gabriel Boric e la (giovane) rivincita del Cile

Identikit del giovanissimo neo presidente eletto nel Paese di Allende e Pinochet in America Latina.

Era l’ottobre del 2020 quando sui canali di Piazza del Mercato usciva un articolo dedicato al Cile e al referendum che ha portato all’abolizione della costituzione di Pinochet.

Oggi, dopo poco più di un anno da quei fatti, il popolo cileno torna a far parlare di sé in tutto il mondo e lo fa di nuovo con una scelta politica dal peso specifico esponenziale. Chiamati ancora una volta alle urne, stavolta per le elezioni presidenziali, i cileni hanno affidato la carica al giovanissimo Gabriel Boric, che di fatto, a soli trentacinque anni, è il nuovo presidente del Cile. Una scelta importante su due fronti: quello nazionale e quello mondiale.

In prima battuta possiamo definire il successo di Boric una “rivincita” del sogno socialista di Salvador Allende che, a livello nazionale, offre un panorama di possibilità quanto mai vario per il futuro del Cile. Il successo del giovane candidato però svolge anche un ruolo non di secondo piano sia a livello globale che, in particolare, a livello continentale.

Conosciamo tutti, almeno a grandi linee, le difficoltà sociopolitiche che ha affrontato il Sudamerica nell’ultima decade e che ora possono essere quantomeno messe in discussione da un punto di vista Politico completamente nuovo. Non è un caso se la coalizione di Boric, “Apruebo dignidad”, è rappresentata da un gruppo molto ampio (sia a livello numerico che ideologico) di partiti e movimenti politici, che comprende dal Partito comunista fino a formazioni orientate verso il centrosinistra.

La principale caratteristica di Boric, che lo ha portato a questo traguardo contro l’avversario di estrema destra José Antonio Kast, infatti, è stata la capacità di dialogare con tanti mondi diversi in modo poco dogmatico. Non è un caso quindi se i punti focali della sua visione si accentrano sull’attenzione alle istanze del movimento femminista e ai bisogni delle minoranze come principio di costruzione di una società giusta, la critica agli altri governi autoritari del Sudamerica (Cuba, Venezuela e Nicaragua) e la decisione di puntare su un’economia verde.

In questo panorama politico, un ruolo fondamentale e di grande rilevanza, è stato quello dei giovani e degli universitari, area da cui proviene lo stesso Boric, essendo stato un leader del movimento studentesco, e dalla quale parte la richiesta di un’istruzione statale alla portata di tutti.

Insomma, possiamo dire che la capacità di portare dialogo, discussione e idee innovative nella politica cilena, alla fine ha premiato. L’impressione è che il popolo, scegliendo Boric come suo rappresentante, si sia espresso con continuità rispetto alla scelta dello scorso anno di abrogare la costituzione nata in seno al regime militare di Pinochet, intraprendendo quindi una strada fortemente progressista per il Cile.

Gabriel Boric ha vinto, e sarà il più giovane presidente del Cile e di tutta l’America Latina. è lui la nuova voce nuova di una sinistra che dovrà confrontarsi con un’opposizione sempre più forte e pericolosa, e che dovrà perciò farlo senza scadere nel personalismo e nel populismo, come spesso già accaduto. Sul suo nuovo governo peserà il compito di realizzare una trasformazione sociale, politica e culturale. La sfida è complicata e ambiziosa, ma è allo stesso esempio di un importante punto di partenza, che gira definitivamente le spalle al passato dittatoriale di Pinochet.


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