La pratica del genocidio

Quali sono stati nell’analisi storiografica i tratti caratteristici che permettono di definirlo in questo modo?

La pratica dei massacri e degli stermini di massa esiste da sempre, in ogni epoca e ogni civiltà. Già il mondo greco-romano la conosceva e la applicava: tra i tanti episodi ricordiamo l’assedio di Reggio da parte di Dioniso I (III secolo a.C.), in cui il tiranno strinse d’assedio la città per undici mesi lasciando letteralmente morire di fame e stenti la popolazione, radendo poi al suolo la città; anche la presa di Cartagine da parte romana fu segnata da grande crudeltà, e provocò il massacro di 150.000 cittadini e la vendita dei superstiti come schiavi. Ripercorrendo il Medioevo e l’Età moderna si assiste ovunque a casi analoghi, come la distruzione di Herat e l’eliminazione della sua popolazione da parte dei mongoli nel XIII secolo; ma è con l’arrivo degli europei nel Nuovo Mondo che i massacri e gli stermini raggiunsero un apice mai toccato prima, considerando che questi eliminarono la maggior parte della popolazione indigena. Il secolo dei genocidi per eccellenza è però il Novecento, dove si sono consumati genocidi di portata inedita, in modo ripetuto e in diversi contesti, tempi e luoghi. Non solo la Shoah, ma anche l’Holodomor ucraino, il genocidio armeno, il genocidio sotto Pol Pot in Cambogia, la “pulizia etnica” in Bosnia e il genocidio ruandese sono tutti eventi estremi accaduti tra il 1915 e il 1994, a testimonianza dell’attualità di questo tema nella storia recente.

Cos’è un genocidio? Il termine è tecnico e ha una precisa definizione, si riporta quella della Treccani: “Il genocidio è una forma di omicidio in massa unilaterale in cui uno Stato (o un’altra autorità) intende distruggere un gruppo, la cui identità e composizione vengono definiti dal responsabile dell’atto”. Analizzando la definizione si deve precisare che:

• Si tratta di massacro di massa, ovvero globale, totalizzante: un evento di vasta portata che colpisce un gruppo, e non solo un episodio “minore”. Questo permette di riconoscere la presenza di un piano di sterminio, un disegno globale dietro gli atti di genocidio e non solo la degenerazione di singoli episodi.

• Viene perpetrato da uno Stato o un’autorità poiché lo Stato o l’autorità si serve proprio della sua posizione di forza e dei suoi mezzi (polizia, esercito, milizie, strutture…) per attuare il massacro; inoltre, come accaduto proprio nel 1938 in Italia, lo Stato può usare i propri poteri legislativi per colpire specificatamente il gruppo vittima. Solo lo Stato può commettere il crimine di genocidio perché solo lo Stato ha i mezzi legislativi, esecutivi e materiali derivanti dai suoi poteri e dalla sua autorità per metterlo in atto.

• Viene colpito un gruppo, che si vuole distruggere, ma non solo: il gruppo è definito dall’aggressore stesso! Quindi il genocidio prevede un piano di distruzione, il fine del genocidio è quello di eliminare un gruppo: è importante precisarlo per conferire a questo argomento tutto il suo peso, cioè che l’aggressore vuole annientare una categoria, non solo controllarla o riorganizzarla. Il gruppo è definito in base a dei criteri: è l’aggressore a decidere che una categoria di persone, accomunate dalla stessa etnia, cultura, posizione sociale o economica, e via dicendo, è sua nemica e perciò va eliminata. Gli ebrei colpiti dal nazismo erano spesso assai lontani dalla cultura ebraica e se non fosse stato per l’albero genealogico, nessuno li avrebbe definiti tali: erano cittadini tedeschi a tutti gli effetti. Anche durante lo sterminio dei kulaki, era lo Stato sovietico che decideva, arbitrariamente, chi fosse un kulak e chi no: nessun criterio oggettivo assicurava che si fosse inclusi o esclusi dalla categoria.

Nel concepire e giustificare i genocidi del Novecento, il darwinismo sociale ebbe un ruolo di primo piano; quest’idea consisteva nel dire che, come le razze animali lottano per la sopravvivenza, anche le razze umane fanno lo stesso e per legge di natura è spontaneo che una razza superiore sottometta o elimini quelle inferiori. La Storia, la cultura, gli eventi presenti: tutto sta a suggerire, secondo questa lettura distorta delle teorie di Darwin, che l’uomo bianco ed europeo sia il migliore e abbia diritto di vita e di morte sulle altre “razze”, presunte inferiori. Con l’arrivo della Prima guerra mondiale e il suo carico di violenza e distruzione, divenne “familiare” il tema dell’annientamento totale del nemico: non solo militare ma anche civile. Con la Grande Guerra la sfera della violenza si estende anche alle popolazioni civili dei territori contesi; una violenza mossa da un odio profondo e assoluto per il nemico, che dev’essere del tutto eradicato. Secondo diversi storici, alcuni dei grandi stermini del Novecento sarebbero stati inconcepibili senza la guerra e la spirale di violenza inumana che ha portato con sé.

Nei prossimi articoli verranno analizzati nel dettaglio alcuni dei genocidi novecenteschi, per cercare di comprendere cosa accadde e perché.


,