Oscar 2021: cinema senza cinema

Chi si gioca la statuetta in questo altro anno di sale chiuse al pubblico?

La situazione che i cinema in Italia stanno vivendo da più di un anno è a dir poco catastrofica. Le sale hanno avuto solo un breve periodo di apertura, da giugno fino a poco prima di novembre 2020, quindi, sono rimaste aperte durante il periodo meno frequentato per eccellenza. Il Covid non ha danneggiato unicamente le sale cinematografiche (da marzo a dicembre 2020 si è registrato un -93% di incassi rispetto al 2019), ma ha rallentato in maniera disastrosa anche l’uscita dei film stessi.

Proprio a dicembre 2020 sarebbero dovuti uscire due film italiani per i quali vi era (e vi è tutt’ora) grande attesa: Freaks Out di Gabriele Mainetti e Diabolik dei fratelli Manetti. Nel momento in cui scrivo, non si sa ancora quando e come questi due titoli usciranno.

Un anno di streaming, quindi, di Disney+, di Netflix e Prime Video. Un anno che ci ha abituato a bearci delle nuove (e poche) uscite seduti sul divano di casa nostra, costretti a rinunciare alla magia del buio della sala.

In tutto questo, domenica 25 aprile si terrà l’annuale cerimonia di premiazione degli Oscar, slittata di qualche mese causa Covid. La pandemia ha influito persino sulle modalità di ammissione di un film ai premi dell’Academy. Fino al 2019, per essere candidato agli Oscar, un film statunitense doveva essere stato distribuito nella Contea di Los Angeles durante il precedente anno solare, entro la mezzanotte del 1º di gennaio e la mezzanotte della fine del 31 dicembre, e doveva essere proiettato nei cinema per almeno sette giorni consecutivi (la candidatura come Miglior film internazionale non sottostà a tali clausole, ma questi ultimi devono includere sottotitoli in inglese, e ogni Paese può presentare un solo film all’anno). Dall’anno scorso, per ragioni che abbiamo menzionato anche troppo, sono ammessi anche film usciti sulle piattaforme di streaming.

Di pellicole candidate quest’anno, in Italia ne sono uscite ben poche (menziono qui la doppia candidatura di Pinocchio di Matteo Garrone nelle categorie Miglior trucco e acconciatura e Migliori costumi), e unicamente sulle piattaforme di streaming sopracitate. In ogni caso, sono riuscito a recuperare tutti i film in gara: scopriamo, quindi, quelli che sono stati nominati, tra gli altri, per il premio più ambito: quello di Miglior film.

Promising Young Woman: La candidata Premio Oscar Emerald Lilly Fennell ha imbastito un revenge movie piuttosto efficace, con una Carey Mulligan, meritatamente candidata, che brilla di luce propria dall’inizio alla fine.

Il film è stato candidato anche nelle categorie di Miglior regista (Emerald Fennell), Miglior attrice (Carey Mulligan), Miglior sceneggiatura originale e Miglior montaggio.

The Father: Un uomo anziano rifiuta categoricamente ogni assistenza da parte della figlia, nonostante l’età inizi a farsi sentire. Con il passare del tempo l’uomo inizia a dubitare di ogni cosa: dei suoi affetti, della sua mente e persino della realtà che lo circonda. A ottantatré anni, Anthony Hopkins riesce ancora a dare lezioni di recitazione.

Il film è stato candidato anche nelle categorie di Miglior attore protagonista (Anthony Hopkins), Miglior attrice non protagonista (Olivia Colman), Miglior sceneggiatura non originale, Miglior montaggio e Miglior scenografia.

Judas and the Black Messiah: Basato su eventi reali, il film narra le vicende di Fred Hampton, leader del movimento delle Pantere Nere, nella Chicago di fine anni Sessanta, interpretato da un Daniel Kaluuya al massimo della forma.

Il film è stato candidato anche nelle categorie di Miglior attore non protagonista (Daniel Kaluuya e Lakeith Stanfield), Miglior sceneggiatura originale, Miglior fotografia e Miglior canzone (Fight for You).

Mank: Meravigliosa pellicola firmata da David Fincher sulla vita di Herman J. Mankiewicz, sceneggiatore alla MGM, che, tra un copione e l’altro, co-sceneggiò anche Quarto Potere insieme a Orson Welles. Interpretato da uno straordinario Gary Oldman, l’ultima fatica di Fincher è una splendida finestra sulla Hollywood degli anni Trenta/Quaranta.

È il film che ha ricevuto più candidature (dieci), oltre che per Miglior film anche per Miglior regista (David Fincher), Miglior attore (Gary Oldman), Miglior attrice non protagonista (Amanda Seyfried), Miglior fotografia, Miglior colonna sonora, Migliore scenografia, Migliori costumi, Miglior trucco e acconciatura e Miglior sonoro.

Minari: Delicatissimo film, ambientato nell’Arkansas degli anni Ottanta, su una famiglia coreano-americana che cerca di trovare il proprio posto in una società completamente diversa da quella che hanno sempre conosciuto. Tra piccole gioie e delusioni, l’importante è non dimenticare mai le proprie radici.

Il film è stato candidato anche nelle categorie di Miglior regista (Lee Isaac Chung), Miglior attore (Steven Yeun), Miglior attrice non protagonista (Yoon Yeo-jeong), Migliore sceneggiatura originale e Migliore colonna sonora.

Nomadland: Probabilmente il film più favorito di questa edizione. Scritto, diretto, montato e co-prodotto da Chloé Zao, Nomadland segue la vita di Fern, donna sessantenne che, a seguito della perdita del lavoro a causa della Grande recessione, viaggia per gli Stati Uniti occidentali sul suo furgone, lavorando occasionalmente ovunque le capiti, e conoscendo altre persone che, come lei, hanno deciso (o sono state costrette) a vivere una vita da “nomadi moderni”, a dispetto delle convenzioni sociali.

Il film è stato candidato anche nelle categorie di Miglior regista (Chloé Zao), Miglior attrice (Frances McDormand), Miglior sceneggiatura non originale, Miglior montaggio e Miglior fotografia.

The Trial of the Chicago 7: Scritto e diretto da Aaron Sorkin, la pellicola segue il processo ai cosiddetti “Chicago Seven”, un gruppo di attivisti contro la guerra del Vietnam accusati di aver cospirato per causare lo scontro tra manifestanti e Guardia Nazionale avvenuto il 28 agosto 1968 a Chicago in occasione delle proteste alla convention del Partito Democratico.

Il film è stato candidato anche nelle categorie di Miglior attore non protagonista (Sacha Baron Cohen), Miglior sceneggiatura originale (Aaron Sorkin), Miglior fotografia, Miglior montaggio e Miglior canzone (Hear my voice).

Sound of Metal: La storia di una caduta e di una risalita. La storia dell’accettazione di una condizione che, in modo traumatico, ha stravolto un’esistenza. Riz Ahmed regala una performance magistrale, grazie anche a un sorprendente lavoro di immedesimazione nei panni del batterista metal Ruben. Toccante, crudo e realistico.

Il film è stato candidato anche nelle categorie di Miglior attore (Riz Ahmed), Miglior attore non protagonista (Paul Raci), Miglior sceneggiatura originale, Miglior montaggio e Miglior sonoro.

I premi Oscar sono così importanti per capire la qualità di un film? È necessario che una pellicola sia per forza candidata per essere considerata degna del tempo di una visione? No, per niente. Eppure, come ogni anno, io e molti altri faremo le cinque del mattino per seguire in diretta la cerimonia di premiazione. E questo perché il “cinema senza cinema”, nonostante abbia avuto un infelice rallentamento, non si è mai fermato.


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