Ripensare la cura: la famiglia in terapia

In cosa consiste il contributo dell’approccio sistemico applicato alla psicoterapia.

“Possiamo definire sistema qualsiasi entità le cui parti co-variano in modo interdipendente l’una con l’altra, sforzandosi di mantenere un equilibrio anche in presenza di errori strutturali.” (Lynn Hoffman)

La prima volta che mi avvicinai all’approccio psicoterapico sistemico relazionale provai un misto di curiosità e disillusione, come se mi fossi deciso ad affondare le mani dentro un mondo tanto criptico, quanto misterioso e assurdo, fatto di assunti controintuitivi e simbolismi di difficile comprensione. Cinque anni fa non avevo idea dell’importanza ricoperta dalle relazioni all’interno del processo di costruzione della personalità di ciascuno (nel bene e nel male) e non potevo immaginare quanto le nostre azioni quotidiane fossero in grado, quando reiterate per un certo tempo, di incidere così profondamente il mondo interno di chi ci sta intorno.

Andiamo per gradi: l’approccio sistemico applicato alla psicoterapia, in sintesi, consiste nello studiare le dinamiche relazionali intercorrenti fra i membri di una famiglia, con l’obiettivo di porre quest’ultima nelle condizioni di potersi prendere cura di sé, senza ricorrere a strategie disadattive al fine di mantenere una stabilità interna. La famiglia viene intesa quindi come un sistema, il quale, come cita la sopra riportata frase della terapeuta Lynn Hoffman, si sforza di mantenere un equilibrio interno anche a fronte di errori strutturali. Comprendo come la descrizione di un simile pensiero non possa essere contenuta in qualche riga, per cui cercherò di spiegarmi con un esempio: immaginiamo una famiglia normale, composta da padre, madre e prole, in questo caso rappresentata da una sola ragazza adolescente. Immaginiamo anche che la coppia genitoriale stia incontrando alcune difficoltà nella gestione della vita matrimoniale e che sia messa in crisi dalla prospettiva di separarsi. La figlia, immersa anch’essa nello stesso clima domestico dei genitori, inizia a sviluppare sintomi riferibili agli attacchi di panico, che si acuiscono ogni qual volta sente crescere la distanza fra i propri cari.

In che modo sono collegati i due eventi? Se analizzassimo il problema con lenti sistemiche, arriveremmo a concludere che la ragazza si “serva degli attacchi di panico” al fine di offrire ai genitori la possibilità di non dover fronteggiare la crisi coniugale, e la coppia, iper-investendo emotivamente nelle difficoltà della figlia, otterrebbe lo stesso risultato. Ecco che il sistema famiglia, al fine di non sconvolgere il proprio equilibrio (per esempio tramite un divorzio), escogita una sottile strategia per restare integro. Ovviamente, un sistema che punta in questa maniera all’autoconservazione, necessita di una grande quantità di energia, la quale viene prelevata in maggior quantità dal paziente designato, ovvero colui o colei (nel nostro caso la ragazza adolescente) che si assume inconsapevolmente la responsabilità di mantenere l’ordine famigliare, al prezzo della propria salute psico-fisica.

Lo psicologo Paul Watzlawick, nel tentativo di spiegare la maniera in cui, all’interno di uno stesso ambiente, un evento risulti indissolubilmente collegato ad un altro, raccontò di come non sia possibile analizzare accuratamente le oscillazioni demografiche in una popolazione di conigli, senza prendere in considerazione anche le fluttuazioni in quella delle volpi. In questo, a mio avviso, consiste il grande contributo che la psicoterapia sistemico relazionale ha apportato al mondo dell’accudimento psicologico: una rivalutazione della dinamica d’insorgenza dei sintomi, attraverso la presa in considerazione dell’esistenza di un contesto che circonda e pervade i soggetti viventi. L’individuo non è quindi più inteso come una personalità a sé stante (o al limite collegata a quella della madre), ma contemplato in un sistema che trae giovamento, od offesa, in base alla posizione che esso occupa all’interno dello stesso.

Mi rendo conto che un singolo articolo non possa essere esauriente nei confronti di un universo teorico tanto ampio, ma spero comunque di aver fatto nascere in chi legge anche una minima curiosità rispetto ad una materia, che, secondo il mio parere, è fondamentale per ripercorrere il sentiero che porta al riconoscimento delle nostre radici più intime.


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